mercoledì 18 dicembre 2013

Cinema al cag

Chiudiamo l'anno con una nuova programmazione:
un ciclo dedicato all'azione e alla fantascienza con protagonista il "tempo"..





venerdì 6 dicembre 2013

Cinema al Cag

I primi quattro film in programmazione
Ciclo Fantascenza   Al giovedì dalle 16.30







Centro di Aggregazione Giovanile


Centro di Aggregazione Giovanile 22 Ottobre 2013

SI RIPARTE.....







mercoledì 3 luglio 2013

domenica 28 aprile 2013

Un libro in rete. Le parole e le emozioni.

  Ad aprile:

 " Parole Fuori ", AAVV  Ed. Il Castoro
Dodici storie per raccontare le emozioni più intense, con le parole e con le immagini.
E che è difficile portare fuori, allo scoperto.
Desiderio,vergogna,timidezza,dolore,amore,disperazione,paura.gioia,coraggio,colpa,gelosia, odio.


 


 Amore.
Che dovesse essere un'estate diversa da quelle che l'avevano preceduta lei l'aveva deciso da un pezzo: 

a 15 anni si ha bisogno di uno spartiacque, di una riga tracciata per terra tra il prima e il dopo...e lei ne sentiva acuta la necessità. Si trattava di prendere ciò che fosse venuto e farne qualcosa di indimenticabile. 
Il dubbio che potesse non succedere niente non la sfiorò nemmeno.

Lui invece non aveva deciso nulla. Di anni ne aveva 16, gli spartiacque e le pietre miliari non rivestivano una grande importanza nel suo moto verso il futuro...Di sè sapeva poco:si accontentava di essere vivo, stare allegro, divertirsi. Era occupato ad esistere, un'occupazione del tutto seria, da praticare con slancio e intensità".


 Disperazione.
Scende spedita i gradini, arriva al portone.
Il suo piede esita una frazione di secondo. Si gira su stessa e torna indietro. Lenta.
Fino al terzo piano. Anche oggi non ce l’ha fatta. Sono 6 giorni 10 ore e 2 minuti che non esce da casa.

Da quel venerdì di fine scuola. Il giorno peggiore della sua vita. Una giornata da cancellare, eppure sempre lì davanti ai suoi occhi che si bagnano…Schiamazzavano tutti, aspettavano solo il suono della campanella per sciamare fuori dall’aula..Anche Lorenza si preparava a uscire ed è stato lì che ha visto il diario. Si è aperto davanti ai suoi occhi, sull’ultima pagina e c’era scritto:
LORENZA TUTTA PANZA.
Era una scritta grande, che si dilatava , quasi a scoppiare dentro a quello spazio, come una ragazza grassa che scoppia dentro ai suoi jeans. Non importa chi è stato: un colpo di cannone dentro al cuore di Lorenza, che senza guardarsi attorno ha raccolto le sue cose alla rinfusa ed è scappata via.

E poi, da sola, a casa, è salita sulla bilancia. Ha visto i numeri ruotare e la sua testa ha cominciato a vagare 

in un sentiero scuro.
A occhi chiusi si sarebbe lasciata mangiare.
Ma a occhi aperti si è ritrovata nel bagno di casa.
Sono ancora qui, sono grassa, sono orribile, non mi sopporto.

Una volta ha provato a parlarne a sua madre, ma lei ha tagliato corto:”Nessuno è perfetto.
Tu sei rotonda, ma proporzionata”.
Per Lorenza è una conferma: non c’è via d’uscita, non ci si può cancellare dalla vita, 

l’unica è stare chiusi in casa.





lunedì 25 marzo 2013

Martedì al cinema


"Un libro in rete". Le parole e le emozioni.


"Educazione Siberiana"   di Nicolai Lilin

 

                “C'è chi si gode la vita, c'è chi la soffre, invece noi la combattiamo”
                                                            Antico detto degli Urca siberiani



In Transnitrinia febraio è il mese più freddo dell'anno.
Tira un vento forte e l'aria diventa pungente, pizzica sulla faccia; tutt quelli che escono
per strad si coprno cme mummie, i bambini sembrano bambolotti, impacchettati in mille cestiti, con le sciarpe fin sugli occhi.

E' in quel mese che sono nato io.
Ero così malmesso che nell'antica Sparta senza dubbio mi avrebbero eliminato per via del mio stato fsico. Invece m hanno messo in una incubatrice.
Da bambino non mi interssavano i giocattoli.
A quattro cinque anni per divertirm giravo per casa cercando di beccare il moment in cui mo nonno e mio zio si mettevano asmontare e pulire le armi.
Le pulivano spesso, con cura e amore, perchè ne avevano veramente tante.
Mio zio diceva che le armi sono come le donne, se non le accarezzi abbastanza diventano troppo rigide e ti tradiscono.


Nonno kuzja era considerato un'autorità tra i criminali.
Ad ascoltare i suoi consigli erano molti criminali onesti e buoni di caste diverse,
e dato che lui era saggio e intelligente e non aveva interessi personali, perchè la sua vita,
come amava ripetere, apparteneva totalmente alla comunità,
rusciva ad ottenere da tutti collaborazione e amiczia.
Quando gli facevo domande su questo suo ruolo di “uomo di pace”,
mi rispondeva che la guerra la fa chi non segue i principi veri, chi non ha dignità.
Perchè non esiste niente a questo mondo che non possa essere condiviso
in modo da accontentare tutti.
“Chi vuole troppo è un pazzo, perchè un uomo non può possedere più di quello
che il suo cuore riesce ad amare”.



Noi ragazzi di Fiume Basso vivevamo davvero seguendo le leggi criminali siberiane,
avevamo un robusto sentimento religioso otodosso, con un'influenza pagana molto forte,
e venivamo chiamati da tutto il resto della città “Educazione Siberiana” per i nostri modi di fare.
Non dicevamo parolacce, non offendevamo mai il nome di Dio o della madre,
non parlavamo senza rispetto di una persona anziana e di una donna incinta,
di un bambino piccolo o di un disabile.
Eravamo abbastanza inquadrati e a dire la verità non avevamo bisogno delle parolacce
per sentirci adulti come i nostri coetanei di altri quartieri, perchè eravamo trattati
come se facessimo veramente parte della comunità criminale.

Siamo partiti per il nostro laghetto.
La notte era bella, c'erano tante stelle in cielo e nel mezzo una leggera sfumatura bianca che brillava e ondeggiava, sembava qualcosa di magico.
Lontano si sentiva il rumore del vento che passava sui campi, e ogni tanto il suo fischio lungo e sottile arrivava vicino, come se stesse passando in mezzo a noi.
L'odore del fiume si mischiava a quello del bosco e cambava sempre, sembrava di sentire 
le foglie di acacia e di tiglio, distinte, e poi quello del muschio in riva al fiume.
A un tratto dal bosco sono usciti tre piccoli cervi reali per abbeverarsi,facevano rumore con la lingua e dopo starnutivano, come fanno i cavalli.



In quell'incanto io ero come sciolto, momenti come quelli per me, erano fra i più preziosi nella vita,
e se mi avessero chiesto cos'è il paradiso io senza dubbio potevo dire che era un momento
simile che dura per sempre.

domenica 10 marzo 2013

"Italy:Love it or leave it"

                               Venerdì 14 dicembre a Santa Margherita proiezione del film:

                                                        "Italy:love it or leave it".




 























"Un libro in rete". Le parole e le emozioni



A febbraio " La banda dei brocchi " di Jonathan Coe.

In una notte nera, sotto un cielo sereno e pieno di stelle, nella città di Berlino,
nell'anno 2003, due giovani stanno cenando insieme.
Si chiamavano Sophie e Patrick.
Si erano incontrati quel giorno per la prima volta. Sophie stava visitando Berlino
con sua madre, Patrick con suo padre. la madre di Sophie e il padre di Patrick
si erano frequentati per un pò, parecchio tempo prima; niente di speciale, però.
Per qualche tempo, quando andavano a scuola, il padre di Patrick era stato addirittura
innamorato della madre di Sophie, ma erano passati ventinove anni dall'ultima volta
che si erano scambiati qualche parola.










     ...il mio ricordo più nitido è la luce che vedemmo, quel cielo
da pittori, grigioazzurro come gli occhi di marie e dei suoi nipoti,
                il ricordo di un dolore che non se ne andrà mai...

A volte mi sento come se fossi destinato a essere sempre dietro le quinte
quando arriva una scena madre. Come se Dio mi avesse scelto come vittima di un cosmico
tiro mancino, assegnandomi poco più di una comparsata della mia stessa vita.
Altre volte mi sento come se non avessi altro role che quello dello spettatore di storie
di altra gente, e per di più fossi condannato a lasciare il mio posto sempre al momento cruciale,
e andare in cucina a farmi una tazza di tè proprio quando arriva la resa dei conti.

"Allora," domandò alla fine Doug, "ci vieni a Londra con me questo fine settimana?"
Anche di questo avevamo già parlato.
"Non penso che dovrei," disse Benjamin. "non sono stato invitato".
"non hanno mica invitato solo me. Vorrebbero conoscere anche altri che si occupano del giornale".
"penso che faresti meglio ad andare da solo".
Doug guardò l'amico per un attimo, poi rise - una risata breve, triste - e disse:
"Non vuoi proprio farlo, vero?"
"Fare cosa?"
"Non vuoi uscire. Non vuoi prendere la vita per la gola e darle una bella scrollata.
Non lo farai mai, vero Benjamin?" Non correrai mai rischi. Qualcuno ti offre un modo
per andare via da questo posto di merda per due giorni, e andare a vedere succedere qualcosa, succedere davvero, ma no, tu non vuoi.
Tu preferisci startene a casa con il babbo e la mamma e...non so, mattere la tua stupida
collezione di dischi in ordine alfabetico o roba del genere.
Assicurarti che i Soft Machine vengano prima degli Stackridge".










"

giovedì 14 febbraio 2013

venerdì 18 gennaio 2013

"Un libro in rete". Le parole e le emozioni.





A Gennaio “Oltre la soglia” di Tito Faraci

PRIMA.
Rannicchiato nella cabina armadio, con le ginocchia in bocca, il ragazzo aspetta  lui.
Prima o poi arriverà, ne è sicuro. Lo ha sentito muoversi al piano di sotto.
Lo ha sentito urlare cose terribili. Per un po’, ha sentito anche la voce della madre e della sorella.
Poi basta: soltanto lui, la sua voce.
Il ragazzo ha bisogno di vedere, di controllare. Sbircia attraverso uno spiraglio. Lui si aggira per la stanza. Sta sbavando, che schifo.
Il ragazzo lo guarda ipnotizzato, dall’interno della cabina armadio. Lui punta diritto verso la mensola sopra il letto del ragazzo. Sta cercando la mazza da baseball. La afferra, la soppesa e scopre i denti in un sorriso. Un sorriso cattivo.
Lui esce di nuovo dalla stanza, biascicando qualcosa che potrebbe essere il nome del ragazzo.

Il nome del ragazzo è Jaco. Lui, quello con la mazza da baseball in pugno e la bava alla bocca, è suo padre.

ALL’INIZIO.
Qui sopra avrebbe dovuto esserci uno di quei bei video di zombi
Che ci piacciono tanto, ma anche oggi il tubo da i numeri.
E fosse solo lui..
Ho letto un sondaggio in cui la maggior parte di noi gggiovani
Trova divertente tutto questo casino.
Dico, ragazzi, forse qualcuno dovrebbe spiegarvi che NON è un film!!!
Quelli che stanno dando di matto sono…
Erano…gente NORMALE. Gente adulta con la testa a posto, fino a un attimo prima.
Il prossimo potrebbe essere il vostro vicino di casa, il proprietario
Della vostra fumetteria…Fateci un pensierino
Così se qualcuno vi intervista per un sondaggio,
evitate di rispondere alla cazzodicane.
Io intanto resto qui. Finchè la rete regge, tengo duro.
Teniamo duro, tutti quanti.

Pubblicato da Ray, 20 febbraio
Etichette:Epidemia, Zombi, Riflessioni
59 commenti


“Nei primi giorni, quando il mondo aveva cominciato a cambiare, le autorità continuavano a invitare a mantenere la calma evitando corse all’accaparramento nei supermercati. I proprietari di quell’appartamento non avevano seguito l’invito. Dovevano essersi sentiti molto furbi o previdenti. Prima di andarsene, decisero di terminare l’ispezione dell’appartamento.
Andarono nella camera di fronte, quella del presunto fratello. Quando alzarono la tapparella, videro un grande manifesto dei Led Zeppelin. Il dirigibile in fiamme, come sulla copertina del loro primo disco. Good Times, bad times …Un iPod era collegato a un sistema di speaker..
Senza sperarci troppo, Jaco premette un tasto
 La musica fu come un pugno, che prima colpì e poi si strinse.

Black Sabbath e Pearl Jam, Nirvana e Rolling Stones, Jimi Handrix e Arcade Fire..
C’erano gli Who che, in My Generation, speravano di morire prima di invecchiare.
C’erano i Clash di London Calling, che incitavano i ragazzi e le ragazze a venir fuori dall’armadio.
C’era lo struggimento di chi si sente sempre inadeguato e fuori posto, in Creep dei Radiohead,
con quella sublime sciabolata di chitarra.
E ancora c’erano i Muse che annunciavano che il tempo sta finendo: Time Running Out…”.






“Anna pensava a Jaco. Era impaurita per lui. All'idea che gli accadesse qualcosa.
... All'idea di perderlo.
L'unica cosa di cui si sentiva sicura era l'attrazione per Jaco.
Un sentimento che la esaltava e spaventava in egual misura.
Le dava una nuova energia e, allo stesso tempo, la lasciava priva di forze.
Le sembrava di ricordare i versi di una canzone, in cui l'amore era paragonato ad un fuoco, che a volte accende, a volte consuma. Adesso ne comprendeva l'esatto significato.
La speranza che il suo sentimento fosse corrisposto si scontrava con il terrore d una doccia fredda, che l'avrebbe risvegliata da sogno.
Ad ogni modo, aveva cominciato a fare le sue mosse. Non in maniera sfacciata, ma cercando di essere chiara. Così c'erano gli sguardi prolungati, i sorrisi speciali, le occasioni sempre più frequenti in cui lei si ritrovava da sola con lui.
E lui, Jaco, non dava certo segni di dispiacersene. Al contrario rincarava la dose.
E quella sera, lei lo aveva scoperto più di una volta a fissarla.
Ad un certo punto le era sembrato, che facesse anche un cenno con la testa, annuendo, come a dire:” Sì, Anna, hai capito bene”.





“Sarah era china su Nico, ed entrambi fissavano Anna, mentre ricaricava il fucile
E lo puntava verso Jaco.

“Che cosa vuoi fare, Anna?” chiese Jaco. “Uccidermi?”
Un barlume di tristezza negli occhi. Poi la ferocia, di nuovo. La follia.
“Sai, Anna, credo di aver capito una cosa, in tutto questo tempo.
Da quando è cominciato a finire il mondo, intendo”.
Abbiamo tutti pensato che il problema fosse diventare adulti, Anna.
Pensato che fosse quello, crescere, a trasformare in adulterati. E invece…”

“Invece, secondo me, è l’esatto contrario. E’ il non crescere.
Nessuno è più capace di diventare adulto, adesso. Vivevamo in un mondo in cui tutti
volevano restare giovani, per sempre. Ed è quello che è successo. Mi sono spiegato?”

“Fin troppo bene” fece Anna. “Ma tutto questo discorso a cosa ci porta?”

Jaco avanzò di un passo verso la ragazza che aveva amato.
“Non aver paura, non aver paura di diventare adulta.
Anche se…ti senti inadeguata. E’ così, vero? Hai paura di non essere all’altezza…”

“Che cazzo stai dicendo adesso!?” rispose

“E’ questo il tuo problema, Anna? E’ questa la tua particolare paura?
Paura di non farcela? Affrontiamola insieme, allora…
Diventiamo adulti insieme, senza perdere nulla di ciò che c’è di buono nell’essere giovani…”




giovedì 10 gennaio 2013



Intervista al regista Luca Ragazzi 

a cura della redazione di Radio Jeans