giovedì 29 novembre 2012


Orario sala prove comunale 2012-2013:

Lunedì 17.00/23.00

Martedì-Mercoledì-Giovedì-Venerdì 15:00/23.00

Sabato-Domenica: chiuso

venerdì 16 novembre 2012

Un libro in rete. Le parole e le emozioni.




                                                                                            
                                                                                                      Man Booker Prize 2011



"Ricordo, in ordine sparso:
- un lucido interno polso;
- un vapore che sale da un lavello umido dove qualcuno ha gettato ridendo una padella rovente ;
- fiotti di sperma che girano dentro uno scarico prima di farsi inghiottire per l'intera altezza dell'edificio (...)
- una vasca da bagno piena d'acqua ormai fredda da un pezzo, dietro una porta chiusa.
L'ultima immagine non l'ho propriamente vista, ma quel che si finisce per ricordare non sempre corrisponde a ciò di cui siamo stati testimoni.
Viviamo nel tempo; il tempo ci forgia e ci contiene, eppure non ho mai avuto la sensazione di capirlo fino in fondo. Non mi riferisco alle varie teorie su curvature e accelerazioni...No sto parlando del tempo comune, quotidiano, quello che orologi e cronometri ci assicurano scorra regolarmente: tic tac, tic toc. Esiste al mondo una cosa più ragionevole di una lancetta dei secondi? Ma a insegnarci la malleabilità del tempo basta un piccolissimo dolore, il minimo piacere. Certe emozioni lo acceleraro, altre lo rallentano; ogni tanto sembra sparire fino a che in effetti sparisce sul serio e non si presenta mai più.
Non sono particolarmente interessato ai miei anni di scuola, non ne ho affatto nostalgia. ma è a scuola che è tutto cominciato, perciò mi toccherà tornare su certi eventi,su alcuni ricordi approssimati che il tempo ha trasformato in certezze.

Noi eravamo in tre, e lui, arrivando, divenne il quarto. Si chiamava Adrian Finn, era un giovane alto, e timido che nei primi tempi teneva gli occhi bassi e segrete le idee.
Al primo intervallo mi presentai a Finn. - Sono Tony Webster -
Mi guardava con circospezione.
Adrian si lasciò assorbire dal nostro gruppo, senza riconoscere di averlo voluto. E non modificò le proprie opinioni per accordarle alle nostre.
Dava l'impressione di credere nelle cose. Ci credevamo anche noi, solo che ci premeva credere a quello che volevamo e non alle cose decise dagli altri.
La scuola era in centro a Londra e ogni giorno ci arrivavamo dai rispettivi quartieri, passando da un sistema di controllo ad un altro. Al tempo era tutto più facile:c'erano meno soldi, nessun gadget elettronico, una scarsa tirannia della moda, nessuna ragazza. Niente che ci distraesse dai nostri doveri umani e filiali, vale a dire, studiare, superare gli esami, sfruttare il titolo di studio per trovarci un lavoro e infine mettere insieme una vita migliore di quella dei nostri ma senza provocazioni ...

- Che bastardi di merda 'sti genitori, - protestò Colin un lunedì a pranzo. - Da piccoli credi che siano chissà che, ma poi capisci che sono tipo...
Qualche ragione specifica per definirli bastardi di merda?- chiese Alex a Colin.
- Volevo farmi portare al luna park. Hanno detto che questo week end dovevano sistemare il giardino.
Adrian ascoltava le nostre accuse, ma vi si univa di rado. Eppure a noi pareva che avrebbe avuto più motivo di tanti altri. La madre se ne era andata anni prima, lasciando il padre a vedersela con Adrian e sua sorella"
(continua)

 In quei giorni immaginavamo noi stessi come prigionieri dentro un recinto, in attesa di essere liberati nel pascolo delle nostre esistenze. Quando fosse giunto il momento, la vita, e il tempo stesso, avrebbero subito un'accelearazione. Come avremmo potuto sapere che in effetti le nostre vite erano già cominciate, che alcuni vantaggi ce li eravamo accaparrati e che qualche danno era già stato inflitto? E che per di più, ci avrebbero solo liberati dentro un recipiente più grande i cui limiti avremmo in principio faticato a riconoscere? Adrian, tuttavia, ci esortava a credere nell'applicazione del pensiero alla realtà, secondo il principio che le idee dovessero fare da guida all'azione. Se Alex aveva letto Russel e Wittgenstein, Adrian conosceva Camus e Nietzsche.Io mi ero lettoGeorge Orwell e Aldous Huxley; Dostoevskij e Baudelaire. Sì,certo eravamo presuntuosi, se no a che serve essere giovani?
Dalle nostre letture dei classici sapevamo che l'Amore comportava sofferenza e ci saremmo volentieri allenati a soffrire se ciò avesse comportato la tacita, perfino ragionevole promessa che prima o poi sarebbe arrivato l'Amore. Ecco un'altra delle nostre paure: che la Vita potesse rivelarsi diversa dalla Letteratura. Prendi i nostri genitori,erano forse materiale letterario? Tutt'al più, potevano ambire al ruolo di astanti, di spettatori, far parte di un fondale umano contro il quale avvenivano le cose reali, quelle che contano veramente. Tipo? Beh, tutte le cose di cui si occupa la letteratura: amore,sesso,morale,amicizia,felicità,sofferenza,tradimento,adulterio,bene e male,eroi e cattivi,colpevoli e innicenti,ambizioni,potere,giustizia,rivoluzione,guerra,padri e figli,madri e figlie,l'individuo in rapporto al sociale,il successo e il fallimento,l'omicio, il suicidio, la morte,Dio."




"Terminammo la scuola, ci promettemmo imperitura amicizia e ciascuno prese la propria strada.
Come era facile prevedere, Adrian vinse una borsa

di studio a Cambridge. Io mi iscrissi alla facoltà di Storia di Bristol, Colin andò nel Sussex e Alex cominciò a lavorare nell’azienda del padre.
Giurammo che ci saremmo incontrati ogni volta che i tre di noi all’università fossero tornati a casa per le vacanze, ma non fu sempre fattibile.(…)
Dopodichè, la vita ebbe il sopravvento e il tempo subì un’accelerata.
In altre parole trovai una ragazza.
Per la maggior parte di noi, la prima esperienza amorosa, se anche non funziona – forse specie se non funziona – è la promessa che quella è la cosa in grado di dare un senso alla vita, di riscattarla.
E sebbene con gli anni le prospettive possano cambiare, tanto che alcuni preferiscono lasciare perdere del tutto, il primo colpo di fulmine resta impagabile, no?
Siete d’accordo?"

“Viviamo nel tempo, il tempo ci definisce e ci vincola e dovrebbe anche essere misura della storia, no? Ma se non riusciamo a comprenderlo, se non ne afferriamo il mistero in termini di andamento e decorso, che speranze possiamo avere con la storia, perfino con il marginale frammento della nostra personale, peraltro assai poco documentata?(..)
Quando si è giovani, chiunque superi i trent’anni ci sembra di mezza età, chiunque superi icinquanta, decrepito. E il passare del tempo ci conferma che non sbagliavamo di molto. (..) Ricordo un periodo, verso la fine dell’adolescenza, in cui mi ubriacavo mentalmente di prospettive avventurose. Ecco come sarò da adulto. Andrò in quel paese, farò questo, scoprirò quello, mi innamorerò di lei, di lei e di lei. Vivrò come da sempre vive la gente nei romanzi. Quali romanzi, non mi era chiaro, ma sapevo per certo che passione e pericolo, estasi e disperazione (ma sempre seguita da altra estasi, intendiamoci) non sarebbero mancati.
Quando si è giovani – parlo per me almeno – si vogliono provare sentimenti simili a quelli di cui leggiamo nei libri. Passioni che ti sconvolgono la vita, che creano e definiscono una realtà nuova.
Ho pensato a un manipolo di ragazzi  a Trafalgar Square. E ho pensato alla cresta di un’onda illuminata dalla luna, acqua in corsa che si allontana controcorrente, inseguita da una banda di giovani urlanti le cui torce elettriche incrociano fasci di luce nel buio.
C'è l'accumulo. C'è la responsabilità. E al di là di questo, c'è il tempo inquieto.
Il tempo molto inquieto".








mercoledì 14 novembre 2012